A CANTONE SI MUORE IN SILENZIO
Mentre in città si celebrano ed esaltano le operazioni del nuovo sceriffo Sartori, esultando per ogni deportazione nei lager di stato ai danni delle marginalità razzializzate che frequentano la zona della stazione, è passata nel silenzio generale la notizia della morte di un detenuto del carcere di Canton Mombello.
Un’altra morte nelle mani dello stato e di cui lo stato è responsabile.
Mentre la garante dei detenuti sussurra soluzioni palliative, non mancando di dare solidarietà ai secondini, un’altra voce è stata zittita, isolata ed uccisa.
Ma un grido di rabbia, vendetta e libertà disturba gli aperitivi decorosi di piazzale Arnaldo: lo stato tortura e uccide ogni giorno, lo fa in ogni luogo della detenzione, dalle scuole alle università, dalle frontiere ai luoghi di lavoro, dai CPR alle carceri.
Che questo grido si insinui in ogni fenditura, in ogni singolo mattone e che riduca in polvere tutti quei luoghi di morte e privazione chiamati carceri e cpr.
LIBERX TUTTX