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Nel nuovo pacchetto (in)sicurezza approvato dal governo riecheggia il codice Rocco di stampo fascista. L’obiettivo è punire ogni forma di protesta fuori e dentro il carcere, liberando per le strade cow-boys armati a garantire la sicurezza. Ma la sicurezza di chi?

La rivolta non si arresta
PRESIDIO 2/12/23 ore 15:30 Canton Mombello

Contro ogni galera e ogni confine

lo stato ha seppellito un uomo
«Non è una battaglia per la mia liberazione ma contro il regime del carcere duro, che visto dall’interno dimostra tutta la sua spietatezza»
Il tribunale di sorveglianza del Lazio ha confermato il regime di 41Bis per Alfredo Cospito, condannandolo di fatto a morte. Alfredo ha deciso di intraprendere uno sciopero della fame a oltranza 80 giorni fa. Sta mettendo in gioco la sua vita per protestare non solo contro la condanna al 41bis che gli è stata inflitta, nonostante non abbia mai ucciso nessuno, ma contro il regime di carcere duro che sta condividendo con altri detenuti. Si ritorna così al 1879 quando l’anarchico Giovanni Passannante, fu arrestato per l’attentato fallito a Umberto I e seppellito vivo, per vendetta, sotto il livello del mare nel carcere di Portoferraio fino a condurlo alla pazzia. La decisione del 19 dicembre non è diversa da allora, Portoferraio è Sassari e la cella è ancora sotto il livello del mare. Il 41 bis è una tortura legalizzata dove si è costretti a vivere in celle da un metro e mezzo per due, con delle piccole finestre da cui è impossibile affacciarsi, senza contatti con altri detenuti e men che meno con l’esterno, dove la corrispondenza è proibita e l’ora d’aria è trascorsa in una gabbia di pochi metri quadri. Dove il fine ultimo non è la “rieducazione”, ma il completo annichilimento dell’individuo, la cesura dei legami con l’esterno, l’esemplarità della pena e il tentativo di far rinnegare al detenuto la propria identità, in questo caso, politica. La tanto sbandierata democrazia Italiana si dimostra tale e quale alla dittatura iraniana che sta incarcerando e mettendo alla forca ragazz* di ventanni come esempio per sedare le rivolte in corso. Così come l’acqua di un fiume in piena, la lotta per la libertà non si può arginare, è una necessità che scorre nelle vene e non esistono mura o forche in grado di fermarla.
Per ogni compagn* incarcerat* o ammazzat* dallo Stato altr* compagn* porteranno il loro nome nelle mani.
SolidariEtà ad Alfredo e Anna e a tutt* l* sovversiv* in lotta nel mondo
Contro ogni galera e ogni confine

solidarietá con Juan

Terrorista è lo stato
Solidarietà con Juan

Juan è un compagno anarchico che da vent’anni lotta contro il sistema capitalista, contro razzismo e fascismo di stato.
È stato arrestato nel 2019 e si trova nella sezione AS2 del carcere di Terni sotto processo con l’accusa di attentato con finalità di terrorismo e strage (mai successa).
I fatti di cui è accusato risalgono ad una notte del 2018, quando una vetrina della Lega della sede di Villorba (Treviso) è esplosa a causa di un petardo senza causare né morti né feriti.
La “giustizia di stato” lo vuole ingabbiato per 28 anni!!
A causa delle aggravanti secondo cui l’accusa ritiene fosse presente un secondo ordigno che avrebbe dovuto colpire le forze dell’ordine la richiesta di condanna è stata ancora più severa.
Sabato 9 luglio si tiene il processo in videoconferenza, un mezzo infame che toglie qualsiasi possibilità di argomentare la propria difesa e di portare il conflitto politico all’interno dei tribunali. Per questo Juan, in una lettera dal carcere, spiega il perchè si sottrarrà alla videoconferenza e conclude:
“[…] questo processo e qualsiasi Stato non mi rappresentano, viste le continue stragi della classe degli oppressi di cui io faccio parte, e le continue falsificazioni e manipolazioni di cui lo Stato è responsabile.”
Siamo solidali con Juan con tutt3 l3 compagn3 imprigionat3 dallo Stato e rispediamo l’accusa di terrorismo a chi ogni giorno si rende carnefice e complice di un sistema liberticida e assassino
I morti li ha fatti lo stato con le sue bombe nelle piazze, sui treni e nelle stazioni.
I morti li fa lo stato con le sue guerre economiche, speculazioni ambientali e occupazioni militari.
I morti li fa lo stato nelle sue carceri e nei cpr con pestaggi, torture e “suicidi” per mano dei suoi servi in divisa.
I morti li fa lo stato con i morti sul lavoro, gli annegati nel mediterraneo e i morti di freddo sulle montagne.
Contro ogni carcere e ogni frontiera

Anarchia e amore, libertà e azione

iniziative novembre 18

Oggi più che mai stiamo assistendo al radicale cambiamento della società che ci circonda. La mano del capitalismo continua a reprimere coloro che nelle piazze gridano e si ribellano alla sua violenza sistemica. Crea nemici ad arte, diffonde paura e odio razziale, falsando la realtà e fomentando senza sosta una guerra fra poveri utile solo a mantenere i privilegi dei “bravi cittadini”.
Il mercato continua a divorare il mondo del lavoro, offuscando il futuro e sostituendolo con deleterie illusioni preconfezionate. Il sistema capitalista si ciba di risorse primarie, morde alla giugulare la natura affinché dia i frutti necessari per nutrirlo, violenta le terre e lascia morire individui che, costretti a fuggire, cercano rifugio in luoghi su cui altri ostentano ancora PROPRIETÀ.
Si aprono i sarcofaghi e, alla luce del sole, la puzza di vecchi e nuovi fascismi riempie le città. Sono porti chiusi, confini militarizzati, libertà sempre più limitate e controllo sociale. Sono signori con l’hashtag in bella vista e la bava alla bocca che pretendono rispetto per le loro guardie e i loro militari, quando queste divorano la vita di uomini e donne, lasciando a terra nuovi morti di Stato.
La democrazia vacilla in tutto il vecchio continente. Rigurgiti sovranisti e nazionalismi sempre più dispotici stringono la gola come un cappio, rendendoci di fatto agiati prigionieri nelle nostre case. Celle ricche di comfort e apparente divertimento, dove vengono somministrate razioni di penthotal travestite da invitanti rapporti sociali elettronici. Tolgono l’idea di un’alternativa concreta, ne creano una a portata di click. Ognuno nel suo cubicolo, ognuno a soddisfare necessità imposte e adeguatamente profilate sulle nostre pulsioni.
Stiamo assistendo all’inesorabile involuzione dell’individuo, le schiene si piegano su tastiere e schermi tattili, perpetrando le medesime dinamiche di sfruttamento della fabbrica.
Di fronte a questo quadro, non si può più parlare in maniera vittimistica di repressione, ma di una vera e propria aggressione, portata avanti in modo sistematico contro l’essere umano e la sua libertà.
Una libertà primordiale che rivendica la possibilità di decidere del proprio corpo e della propria vita al netto del genere, del colore della pelle e della provenienza.
Con videosorveglianza e social-media, arresti e manganelli, annunci di false invasioni e unità nazionali, il potere ha portato all’atrofizzazione dell’idea che un sistema libero e privo di dominio politico e religioso sia possibile.
Davvero volete continuare ad accettare e a perpetrare questo sistema che sfrutta mente e corpo e ci mette gli uni contro gli altri? Questo sistema, che ingabbia la prospettiva di un futuro diverso semplicemente traslando le regole del più violento capitalismo in un mondo virtuale, che specula sul lavoro gratuito permettendoci di esprimere la nostra disapprovazione verso razzismo o sessismo solo attraverso un’itterica faccina che ride o che piange?
C’è ancora qualcuno che a questo sistema violento si oppone senza volersi sostituire, limitandosi a rivendicare la propria libertà di individuo. Il pensiero anarchico, a differenza delle fallite ideologie che hanno attraversato il Novecento, è vivo e non si arrende.
Noi un alternativa la conosciamo si chiama ANARCHIA.

Tutti i sabati il Bonometti è aperto dalle 16 alle 18

Domenica 11 Novembre, ore 18
Sorveglianza e restrizione delle libertà

Dibattito su sorveglianza e controllo, restrizione delle libertà, sistemi e modalità di sorveglianza.
A seguire buffet e proiezione di NOTHING TO HIDE

Domenica 25 Novembre, ore 18
Corso di autodifesa digitale a cura del collettivo Tracciabili

Anonimato e utilizzo consapevole della rete, strumenti di autodifesa digitale
A seguire buffet e proiezione di CITIZENFOUR

Festa Stonata

Sabato 23 Giugno 2018, dalle 19 – Benefit Circolo Anarchico Bonometti

Sabato 23 Giugno 2018, dalle 19 - Festa Stonata - Benefit Circolo Anarchico Bonometti

Questa non è una festa(Il tradimento delle immagini)

Quando esploriamo il significato dietro alla parola festa ci addentriamo in una zona di confine e ci troviamo costretti a fare i conti con la sua natura ambivalente:
Se da un lato la festa e il far festa rappresentano un rito collettivo di incontro e di condivisione che si lega alle caratteristiche sociali dell’umano, alle sue origini ancestrali e che è improntato alla celebrazione di un evento importante (es. una nascita, un raccolto, la fine e l’inizio di un ciclo naturale o politico); Dall’altro possono rappresentare una forma di consolidamento del potere, che cerca di fissare e di far perdurare nel tempo (con l’istituzione di ricorrenze) credenze, valori e regole sociali.
Ogni regime totalitario ha cercato di istituire subito delle nuove feste che potessero contribuire a trasformare la cultura popolare, attraverso l’imposizione e la ripetizione di modelli, schemi e costumi.

La conquista dello spazio nel tempo del potere

Negli ultimi anni abbiamo visto nascere una infinità di nuove “feste” create ad arte all’interno dello spazio urbano che, attraverso la celebrazione consumistica di valori pseudo-culturali, hanno una funzione pacificatrice e di omologazione dell’individuo.
Le notti bianche e via dicendo sono sempre le stesse, che vengano fatte a Berlino, a Brescia o a Catania, e le persone sono spinte a comportarsi in maniera sempre più simile, ovunque.
Perfino le feste patronali sono ormai quasi esclusivamente vissute come una passeggiata tra bancarelle. Bancarelle tutte uguali che vendono le stesse cose dappertutto.
La dimensione collettiva viene esasperata a grande evento di massa. La concentrazione di tutta questa umanità dis-orientata e impaurita serve anche a legittimare una crescente securizzazione della città.
In uno spazio ben delimitato, spezzettato, gerarchizzato e controllato, l’utente sarà d’ora in avanti spinto a comportarsi come un consumatore e uno spettatore, ma anche come un attore di simulazioni festive nell’ambito di “eventi” programmati dalle autorità.
Nuovi concetti come “marketing urbano” o “rigenerazione urbana partecipata” (dove per partecipazione si intende la collaborazione tra enti pubblici e privati) vanno affermandosi e non sono altro che la continuazione e l’aggiornamento di strategie di controllo del territorio che hanno portato ad una disumanizzazione della società: non più persone ma flussi da gestire, risorse da sfruttare.
Questo bisogno di creare eventi festosi di massa si accompagna ad una drastica limitazione delle libertà individuali e ad una sempre più crescente militarizzazione della città nonché all’esclusione dei soggetti ritenuti non idonei, come le recenti “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città” che hanno introdotto il provvedimento conosciuto come daspo urbano.
Tutto ciò che normalmente viene represso e punito, in queste “feste” trova spazio, viene tollerato e incentivato: chi al giorno d’oggi si azzarda a suonare per strada senza autorizzazione viene fatto desistere con l’intimidazione o con multe e sequestro degli strumenti. Le stesse istituzioni fortemente repressive concedono per un giorno di suonare, addirittura da un palco (ma senza compenso), alle stesse persone cui per il resto dell’anno non è permesso alcuno spazio.

Che cos’è una società disneylandizzata? Si può definire in questi termini qualunque società in cui i padroni sono i padroni delle attrazioni, e gli schiavi gli spettatori o gli attori di queste.

Una Festa Stonata

Con questa festa stonata vogliamo rimarcare quella che per noi è la vera essenza della festa e cioè un punto di rottura e discontinuità con il presente e con l’autorità, un’azione liberatoria. Un nuovo inizio…